Manicheo

Oggi mi sono svegliato con il desiderio smodato di usare il termine “manicheo” in una frase di senso compiuto.

Il demauroparavia lo definisce come:

ma|ni|chè|o
agg., s.m.
1 agg. TS st.relig., relativo al manicheismo: dualismo m., scrittura manichea | agg., s.m., seguace del manicheismo
2 agg., s.m. CO estens., che, chi considera la realtà come dipendente dall’azione di due principi o enti opposti, tra cui esiste un contrasto insanabile.

Mi son dovuto estendere al manicheismo, giusto per essere sicuro di usarlo nel contesto giusto:
ma|ni|che|ì|smo
s.m.
1 TS st.relig., nel sec. III d.C., religione gnostica mesopotamica fondata dal principe persiano Mani (216–277), che concepiva la realtà come una continua lotta fra due principi opposti, come il bene e il male, lo spirito e la materia, ecc.
2 CO estens., dottrina o atteggiamento che tende a contrapporre radicalmente posizioni ritenute inconciliabili: il suo m. rende impossibile ogni confronto

Per sicurezza sono andato a controllare gnosticismo:
gno|sti|cì|smo
s.m.
TS filos., relig., nel II sec. d.C., indirizzo filosofico e religioso che considerava la salvezza spirituale e la beatitudine dipendenti dalla gnosi, intesa come non deducibile dall’esperienza, ma come conoscenza rivelata dei misteri divini e della grandezza di Dio.

Google, sull’argomento, spara dritti sulla wikipedia che, sinteticamente, sentenzia:

Un Manicheo è un seguace del manicheismo si dice di persona che vede il mondo o bianco o nero e non concepisce una zona grigia o bene o male (E’ evidente che a wikipedia non credono molto nei segni di interpunzione, ndr)

Ne ho concluso che, decisamente, non sono manicheo, e neanche gnostico se è per questo, e ho anche realizzato il mio desiderio.

La felicità è fatta di piccole cose.